Cos’hanno in comune una cooperativa sociale e una società di brokeraggio assicurativo?

Cos’hanno in comune una cooperativa sociale e una società di brokeraggio assicurativo?

Cos’hanno in comune una cooperativa sociale e una società di brokeraggio assicurativo? Molto più di quello che ci si aspetterebbe… È il caso della collaborazione nata cinque anni fa tra Monteverde e Tenero Consulting, che nel tempo è cresciuta, trasformando un fornitore in un vero e proprio partner dei progetti della cooperativa. Succede, quando si condividono dei valori, il radicamento sul territorio (veronese, nel nostro caso) e la cura delle persone. 

Abbiamo chiesto a Guglielmo Tenero, titolare di Tenero Consulting, di raccontarci questa proficua collaborazione reciproca. 

 Iniziamo dalle presentazioniMonteverde è nata nel 1986, Tenero Consulting invece da quanto tempo opera?

«Dal 2013, quindi ormai da dieci anni. Ma alle spalle ho una lunga esperienza nel settore assicurativo, campo in cui ho iniziato a lavorare quasi 50 anni fa, il primo gennaio del 1978, affiancando mio suocero Walter Ollago. È a lui che devo uno degli insegnamenti più utili in questo mestiere: prospettare delle polizze finalizzate al bisogno del cliente. Quindi concepirle come dei servizi per coprire necessità importanti: tutelare la casa, il lavoro, la salute… Una filosofia molto diversa dalla concezione, molto italiana, di percepire l’assicurazione come una sorta di tassa».

– In che modo la vostra strada ha incrociato quella di Monteverde?

«Ci siamo incontrati per delle conoscenze in comune, essendo entrambi radicati nel territorio. Noi facciamo consulenze a realtà che operano nel sociale, dalle cooperative alle associazioni, passando per i consorzi ortofrutticoli e le cantine sociali. Siamo al fianco di persone che hanno dato vita a entità più grandi, che spesso operano al servizio della collettività. Diciamo che veniamo da un terreno di sensibilità e di attenzione che non poteva non farci incontrare, prima o poi. A entrambi è piaciuto il rispettivo modo di lavorare, che mette al centro i bisogni della persona». 

 Come siete passati dall’essere dei semplici fornitori a diventare sostenitori della cooperativa sociale Monteverde?

«Siamo entrati in Monteverde per una consulenza sulle polizze in corso, passandole in rassegna. Dai danni diretti (per esempio, incendio o furto) a quelli indiretti, dove si tutelano la responsabilità di eventuali danni a terzi e tutte le situazioni che possono accadere durante il lavoro o nei serviziofferti. Guardando alla realtà della cooperativa abbiamo fatto un vestito su misura, per unaprevenzione specifica. Ed è un lavoro sartoriale, in continuo sviluppo, perché Monteverde è una realtà in espansione, con aree diversificate e diversi servizi, di conseguenza anche noi dobbiamoessere pronti e crescere insieme. Ecco perché poi è stato naturale sposare le iniziative di raccolta fondi di Monteverde, dall’acquisto dei biglietti della lotteria alle donazioni, perché sappiamo che sono soldi che poi vengono impiegati bene». 

 Grazie a Monteverde avete toccato con mano l’utilità del Bilancio del bene comune e avete voluto copiarlo, realizzandone uno analogo per fotografare le ricadute sociali della vostra attività. Come mai?

«Stiamo concludendo la stesura del nostro primo Bilancio del bene comune, che abbiamo sposato volentieri per dare valore al nostro modo di lavorare. Il mondo della finanza e assicurativo spesso sembra oscuro, si pensa che ci sia una fregatura dietro l’angolo, quindi si deve partire da dei valoricondivisi: i nostri possibili clienti devono essere attratti non tanto dal prodotto che presentiamo, ma più che altro il nostro modo di essere e operare. E il Bilancio del bene comune ci dà l’opportunità di mettere su carta quello che siamo da anni. Da Monteverde abbiamo recepito un entusiasmo vero per questo strumento, che ci consente di fare anche un po’ di cultura assicurativa e ci dà un biglietto da visita capace di rappresentarci a pieno e di dimostrare il percorso che stiamo facendo, diverso da tutti gli altri». 

 Perché consigliereste ad altre realtà imprenditoriali e produttive di sostenere i progetti di Monteverde?

«Lo facciamo già, parlandone ai clienti più fidati, quelli con cui negli anni abbiamo stabilito quasi un’amicizia. I rapporti che nascono in maniera sana e in cui si apprezza la bontà delle attività nei reciproci ambiti sono quelli che poi innescano un positivo effetto domino. Il modello di Monteverde ci ha colpito: è un modo di operare unico, capace di fare una vera inclusione delle persone fragili, senza strumentalizzarle, con un grande lavoro di comunicazione, leale e onesta. Si vede che dietroall’obiettivo di dare dignità a ogni persona, in qualsiasi condizione, c’è la voglia di cambiare la società e di migliorarla. Lavorare con verità e attenzione paga sempre, lo vediamo ogni giorno anche noi. Quindi siamo felici di essere partner di Monteverde: ci sentiamo partecipi di un investimento che ha un ritorno sull’intera comunità». 



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